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Bastioni di Porta Venezia, Milano.

ANNO: 2016

TIPOLOGIA DI PROGETTO: Ristorazione e accoglienza

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PARTNERS: Belluardo Simona

                   Fresch Laura

                   Fumagalli Claudia

                   Giumelli Silvano

                   Magnago Silvia

Avanzi architettonici, prime impressioni.
AB.OUT-IN
Enjambement, metafora progettuale. Raffigurazione concettuale.

Raffigurazione concettuale della metafora scelta, l'enjambement.

Milano, complesso degli antichi Bastioni di Porta Venezia. Al di sotto di una delle 

scalinate ottocentesche a doppia rampa si cela uno spazio abbandonato, un tempo deposito della vecchia stazione centrale di Milano, oggi riparo di fortuna per senzatetto e tossicodipendenti. Un luogo invisibile in un'area frenetica, classificato come "avanzo architettonico" e per il quale il comune di Milano chiede un progetto di rinascita

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I primi passi sono stati la comprensione del termine avanzo (sfoglia il book dei casi studio) , la definizione di una metafora di intervento e la registrazione di un cortometraggio, che raccontasse passato e presente dello spazio di interesse e le nostre prime idee progettuali (vedi il video della metafora "Enjambement"e il cortometraggio "Raccontare lo spazio"). 

Con l'obiettivo di valorizzarne al massimo le caratteristiche e i tratti preesistenti, questo lungo spazio simmetrico, ribattezzato "la grotta", è stato infine trasformato in un luogo di incontro e integrazione culturaleper metà ispirato alle tradizioni conviviali etiopi ed eritree e per metà alla configurazione delle abitazioni filippine 

(culture scelte in base alle percentuali di stranieri presenti nel quartiere). Una grande casa senza pareti divisorie, affittabile su richiesta, che ospita un ristorante etnico con ambiente lounge a sostegno dell'idea "meno confini, più relazioni".

Per quanto riguarda il nome del progetto - trasformato in un'insegna e piccolo parco giochi al di sopra della scalinata - si tratta di un gioco di parole che fa riferimento alle ABitudini dell'ABitare, rovesciate "dentro-fuori" e contaminate, nonché ad uno scambio tra spazi esterni ed interni, che dialogano e a volte si fondono. Da qui derivano ad esempio l'utilizzo della sabbia e dell'argilla in granuli per la pavimentazione della struttura o quello dell'edera e del gelsomino di Sanpaguita a copertura di alcune delle pareti in cemento, ripulite dalla muffa e lasciate a vista. 

L'arredo è semplice, in stile povero e all'insegna del riciclo; l'illuminazione ricalca ed evidenzia i profili interni dell'architettura. Sulle griglie addossate alle pareti sono esposte delle tele che sfruttano  la tecnica della doppia esposizione per raffigurare 

simbolicamente il legame dell'uomo con la sua terra d'origine

Lo steccato di fronte all'edificio riprende il gioco di sconfinamento interno-esterno alla base del progetto. 

STATO DI FATTO

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Bastioni di Porta Venezia. Vista dell'intero complesso dopo l'intervento, prospettiva dall'alto.

IL PROGETTO

A sinistra, alcuni esempi delle immagini sulle tele esposte. Tecnica della doppia esposizione, realizzata utilizzando paesaggi africani o filippini e foto ritratti di Steve Mccurry.

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